II MuSa, museo di Salò, racconta la storia della città di Salò e del suo territorio attraverso un percorso cronologico articolato, che si snoda negli ampi e affascinanti spazi del monastero e della chiesa di Santa Giustina, edificati a partire dal XVI secolo per ospitare l’Ordine dei Padri Somaschi, tradizionalmente dedito all’istruzione e all’educazione del clero e del popolo.
Situato nella parte alta del centro storico di Salò, in posizione dominante e a due passi dal lago, il MuSa interpreta l’evoluzione della città e del suo territorio dall’età romana ad oggi. Costituito da numerose sezioni, dedicate non solo alla storia, alla storia dell’arte e all’archeologia, ma anche alla scienza e alla tecnica, è un museo ricco ed eterogeneo, anche in virtù dell’ampiezza e della disposizione degli spazi, che colpiscono il visitatore per la loro ariosità e maestosità.
Civico Museo Archeologico “Anton Maria Mucchi”
La sezione archeologica del MuSa – Museo di Salò è dedicata ai reperti archeologici provenienti dai corredi tombali della necropoli del Lugone, un’area cimiteriale di epoca romana in uso a Salò tra il I e la fine del IV secolo d.C.
Il Museo Archeologico salodiano fu istituito nel 1943, grazie ad Anton Maria Mucchi, intellettuale e artista di alto profilo di origini emiliane.
Oltre ai preziosi reperti archeologici provenienti da alcune sepolture della necropoli del Lugone, la sezione del MuSa dedicata al Museo Civico Archeologico Mucchi espone sette iscrizioni lapidee di carattere per lo più funerario, provenienti da territorio circostante la cittadina affacciata sul golfo benacense.
Un’importante novità, rispetto alla collezione del Museo Mucchi, è la presenza di una sottosezione dedicata alle ville romane del lago di Garda e in particolare alla Villa dei Nonii Arrii di Toscolano Maderno, alla quale sono dedicate due teche con interessanti intonaci parietali e altri reperti, provenienti dal sito archeologico della villa.
Le collezioni d’arte
L’arte di una capitale ( 1426-1797)
Durante i secoli della Serenissima (1426-1797) Salò promosse e consolidò il proprio primato nella Comunità di Riviera attraverso la committenza artistica. Il Duomo, ricostruito dal Comune dal 1453 con l’ambizione di farne il centro religioso dell’intera Comunità di Riviera, è tuttora con la sua architettura e gli splendidi arredi, il simbolo della grandezza salodiana. Il MuSa ospita nella prima sala al primo piano alcune delle opere acquistate per la chiesa cittadina dal Comune: di particolare rilievo sono i codici miniati (la Bibbia atlantica, prodotta intorno al 1120-1130 da un atelier romano, e i quattro Graduali) acquisiti dal comune nel 1448 ed esaltati da cronisti e letterati fin dal ‘500.
Dello splendore della capitale e del Duomo sono eloquente testimonianza anche le preziose tele realizzate da artisti come Palma il Giovane e Zenone Veronese e altri, emblemi della costruzione dell’immagine di capitale perseguita dalle autorità salodiane.
La grande tela di Sante Cattaneo celebra il Provveditore veneziano Marco Soranzo che nel 1786 fece radere al suolo l’imponente Rocca di Manerba, da tempo pericoloso covo di briganti. La Riviera, ritratta come una giovinetta ricca di doni, ringrazia Soranzo, mentre un brigante ridotto in catene viene soggiogato dalla Giustizia, sullo sfondo di un suggestivo scorcio del golfo di Salò.
Gasparo da Salò e la liuteria bresciana
Emblema della straordinaria fioritura culturale della cittadina è la figura di Gasparo di Salò, ritenuto l’inventore del violino moderno. Gasparo nacque a Salò nel 1540 e imparò il mestiere di liutaio dal padre per poi aprire bottega a Brescia, dove morì nel 1609. Il contrabbasso Colonna (oggi di proprietà della famiglia Biondo), esposto al primo piano nella sezione dedicata, realizzato da Gasparo intorno al 1590, è uno dei più belli e preziosi strumenti del liutaio salodiano, ancora oggi studiato dai liutai di tutto il mondo per l’eccezionale sonorità e il timbro. Nella teca a fianco del contrabbasso sono esposte copie di strumenti di Gasparo realizzate dal celebre liutaio Bissolotti e dalla Scuola di Liuteria di Cremona.
Arte tra Ottocento e Novecento
Il secondo piano del complesso di Santa Giustina ospita una serie di opere esemplari della produzione artistica a Salò tra la metà dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento.
Le difficoltà economiche e sociali legate alla perdita del ruolo dominante sul Garda bresciano e l’instabilità politica non impedirono infatti alla città di partecipare alla cultura artistica ottocentesca.
Gli splendidi ritratti fin de siècle restituiscono i volti della società salodiana che guidò la città tra gli anni Ottanta e la I Guerra Mondiale: protagonista assoluto della scena artistica è Angelo Landi (1879 – 1944), affiancato dagli anni ’20 da Anton Maria Mucchi (1871-1945) che tanto peso avrà nella costruzione dell’identità storica della città.
La civica Raccolta del Disegno
Al terzo livello della chiesa di Santa Giustina è esposta una selezione a rotazione dei fogli della Civica Raccolta del Disegno, un’istituzione eccezionale in Italia per l’entità della collezione, per la qualità e per la sua natura pubblica: nel 1983 un comitato di privati cittadini costituì un fondo collezionistico stabile con il proposito di raccogliere testimonianze grafiche dell’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi. Il comitato composto tra gli altri da Attilio Forgioli, Flaminio Gualdoni, Pino Mongiello, nel 1985 donò il fondo acquisito (43 disegni) al Comune: da allora, grazie anche a una convenzione con la Provincia di Brescia, la Raccolta si è accresciuta fino alla consistenza attuale di circa 700 disegni, oggetto di periodiche esposizioni nazionali e internazionali.
Collezioni scientifiche
L’Osservatorio Meteosismico
Al piano terreno del museo due sale accolgono la strumentazione antica dell’Osservatorio meteo-sismico Pio Bettoni di Salò, istituito nel 1877 nella torre di Santa Giustina e tuttora operativo grazie alla collaborazione con l’ente CRA-CMA per la meteorologia e con l’INGV per le rilevazioni sismiche.
L’osservatorio meteorologico, dal 1889 estese le sue osservazioni alla sismologia: grazie alla lucidità e lungimiranza del suo primo direttore Pio Bettoni e alla lunga, ininterrotta serie di osservazioni, ha rilevanza europea.
Attraverso la strumentazione conservata e in parte restaurata in occasione dell’allestimento museale, è possibile ripercorrere l’evoluzione dell’osservazione e della registrazione dei dati e dei fenomeni meteorologici e sismici dagli strumenti ottocenteschi fino agli attuali sensori elettronici.
La collezione anatomica di Giovan Battista Rini
La collezione di preparati anatomici di Giovan Battista Rini (1795-1856) è una notevole testimonianza delle sperimentazioni sulla tecnica della pietrificazione, tesa a conferire una consistenza lapidea a corpi, singoli organi o parti anatomiche attraverso l’impregnazione con minerali.
L’attività di anatomista di Rini a Salò (che dal 1849 si accompagnò all’insegnamento universitario presso l’ospedale cittadino) mette in luce da un lato l’affermarsi anche nella città gardesana di una cultura scientifica laica e la condivisione di aggiornati metodi di studio e documentazione medica, e dall’altro il difficile clima politico e culturale del Regno Lombardo-Veneto, dove – dopo i moti del 1848 – l’Austria aveva chiuso licei e università, autorizzando solo l’insegnamento privato.
La Repubblica sociale italiana
L’ultimo fascismo. 1943-1945 La Repubblica sociale italiana
Salò e la Riviera occidentale del Lago di Garda sono stati tra l’ottobre del 1943 e l’aprile del 1945 l’epicentro della Repubblica sociale italiana: lo Stato creato da Mussolini dopo la firma dell’armistizio con cui l’Italia di Vittorio Emanuele III e di Badoglio ha posto fine all’alleanza con la Germania di Hitler, ma non alla guerra.
Di colpo, gli italiani si trovano sottoposti a due eserciti occupanti (tedesco al Centro Nord, anglo-americano al Sud) e divisi in due Stati (la Repubblica di Salò nell’Italia centro-settentrionale, il Regno del Sud in quella meridionale). Alla Liberazione mancano ancora seicento lunghi giorni. Al calvario della guerra più sanguinosa della storia (cadono 443.000 italiani) si aggiunge la lacerazione di una guerra civile che non risparmia nulla della ferocia e delle violenze di uno scontro fratricida.
Caduto il fascismo, la Repubblica sociale non muore del tutto. Continua a vivere nella memoria. Una memoria inesausta e maledetta: un incubo per gli antifascisti, una nostalgia per i neofascisti.
Museo del Nastro Azzurro
L’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valore Militare nacque nel 1923 al fine di riunire i cittadini in armi che nelle guerre nazionali, ma anche in tempo di pace, si erano distinti per coraggio, intelligenza, tenacia o disciplina, e di tramandare il ricordo delle proprie gesta.
La collezione copre un periodo di circa 200 anni (1796-1961), e sono di natura diversa: cimeli, documenti, pubblicazioni, armi, uniformi, fregi e distintivi. Nello specifico, documentano tre aspetti socio-militari delle guerre nazionali: le storie di decorati al valor militare; le vicende belliche dei territori e delle genti del fu circondario di Salò; le propagande dei tempi di guerra.
Mostra temporanea 2023 : La Passeggiata della Linea ( 27 maggio 2023 – 7 gennaio 2024)
In occasione dei quaranta anni dalla nascita della Civica Raccolta del Disegno di Salò il MuSa propone una grande esposizione dedicata alla Collezione che vanta una preziosa raccolta di disegni. La Collezione, nata nel 1983, è attualmente costituita da più di 800 opere su carta di artisti contemporanei, con particolare interesse all’arte italiana dal Secondo Dopoguerra ai giorni nostri.
In questa mostra si presenta una selezione di più di 100 opere, includendo importanti artisti contemporanei, affinché il pubblico possa apprezzarne le qualità tecniche e stilistiche.
Lo scultore bresciano Roberto Ciroli realizzerà in ogni sala installazioni site specific, creando un itinerario suggestivo in dialogo con le carte della Collezione. I suoi curiosi personaggi cammineranno sospesi su fili di ferro come in una danza tra opere, stimolando il visitatore a seguire questo fil rouge.
La Civica Raccolta del Disegno è nata nel 1983 dall’idea di Pino Mongiello, allora assessore alla cultura, dell’artista Attilio Forgioli e del critico d’arte Flaminio Gualdoni, con il contributo iniziale di alcuni sostenitori privati. Il primo nucleo della Raccolta è infatti costituito dalla donazione delle opere acquisite dai sostenitori, progressivamente incrementata da acquisti e donazioni di artisti e collezionisti.